Recensioni
UNKNOW - Il viaggio dell'eroe senza nome.

di Gianluca Bellizia

L'esagramma posto come firma sulle copertine degli albi che compongono il primo ciclo de "Lo Sconosciuto" indica, nell'iconografia cinese dei Ching, la figura del Viandante. Roberto Raviola alias Magnus ovvero il Viandante: "colui che deve intraprendere un viaggio in cui solo il destino lo aiuterà a trovare la propria meta definitiva". In questo senso ci appare chiaro il motivo per cui Magnus, in quell'estate del 1975, decise di salutare i fan di "Alan Ford", lanciandosi in un futuro incerto, con una casa editrice specializzata in fumetti pornografici, a realizzare testo e disegni di un personaggio sconosciuto. "Lo Sconosciuto", appunto. Ma il Viandante è anche Unknow, il personaggio protagonista della serie. E' un ex legionario, apolide, algido e piuttosto irascibile; impegnato a spostarsi in continuazione, non sappiamo se per volontà o bisogno. Del suo passato abbiamo qualche flashback, scene di dura violenza, un passato che vuole dimenticare o, meglio, che finge di non ricordare. Sappiamo che è un tipo "tosto", pronto ad uccidere per replicare ad un'offesa subita ma nello stesso tempo disposto a mettersi in gioco per una causa persa, per soccorrere un moribondo o chi , come lui, si trova dalla parte del "torto". Queste qualità lo rendono un anti-eroe, un eroe nero, perchè, si sa, la ragione è quasi sempre appannaggio dei vincitori, e dei perdenti il mondo ne ha le scatole piene. Unknow è distante anni luce dallo stereotipo dell'avventuriero: non cerca l'azione, non ha spalle comiche ed un fascino irresistibile nelle donne. Non si muove spinto dal desiderio di "rimettere le cose a posto" ma ne paga semplicemente le conseguenze. Lo scrittore francese Didier Daeninckx ha definito "noir" il genere che narra di uomini e città in tensione. Unknow è presente nei punti più caldi della terra: nel primo episodio (Poche ore all'alba...) è a Marrakech, implicato suo malgrado in un traffico illegale di armi. Nel secondo e terzo albo (Largo delle tre api e Morte a Roma) è nella Roma degli anni di piombo, tra organizzazioni eversive e vendette dettate dalla moralità nobiliare. Nel quarto (I cinque gioiellieri) a Mount St Michel alle prese con mercanti senza scrupoli e fantasmi del passato bellico. Il quinto episodio (Il sequestrato della Sierra) ci descrive Haiti in bilico tra i suoi retaggi culturali, legati a tradizioni e riti magici, e la causa di un'organizzazione rivoluzionaria. Nel sesto episodio, (Vacanza a Zahle'), che conclude il primo ciclo, ritroviamo Unknow a Beirut, e qui, se possibile, la potenza suggestiva del testo supera la bellezza delle immagini. Unknow vive in prima persona scene di guerriglia urbana, assiste al bombardamento dell'aviazione israeliana contro un inerme villaggio di palestinesi e infine subisce la violenza degli stessi a cui stava prestando soccorso.
Sarebbe dovuto morire in quest'ultimo episodio, ( la tavola che ne annunciava la morte fu eliminata dietro consiglio dell'editore), per vari motivi. Primo, perchè tecnicamente era impossibile produrre un mensile che richiedeva due mesi per essere realizzato, inoltre, la sua collocazione anomala in edicola non aveva forse partorito i riscontri desiderati. Come Unknow, Magnus è un mercenario, che cosè una casa editrice porno se non la "legione straniera" del fumetto? Ci vorrà una fata, travestita da medico chirurgo, a far resuscitare "Lo Sconosciuto" qualche anno più tardi (La fata dell'improvviso risveglio) e ci saranno altre lune piene arabe e notti boliviane da raccontare.
Tuttavia, preferiamo pensare che la vita breve della prima serie sia dovuto alla natura intrinseca del personaggio. Unknow è stanco, lacerato; in ogni storia perde qualcosa, viene mutilato, ferito. Questa vulnerabilità nasce dalla volontà dell'autore, è chiaro, che vuole renderlo il più umano possibile. Un tipo del genere non avrebbe certo sopravvivere cento episodi, il viaggiatore ha bisogno di fermarsi e riposare. Magnus, con la sua "divina" tecnica delle ombre, costruisce un personaggio tridimensionale, sensibile alle pallottole che volano tra le vignette delle sue pagine e, attraverso un sapiente uso della texure, ovvero la retinatura, (facendo di una necessità tipografica una virtù), restituisce uno stile fotografico che lo rende simile ad un reportage. Possiamo quindi considerare la prima serie de "Lo Sconosciuto" come un unico testo, un concentrato di crudo realismo e, talvolta, anche ironia.
In pratica, l'album di foto di uno straordinario viaggio.